Il mediatore come guida turistica

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31 Agosto 2015 - posted by Stella Morana

Lavorare con i coniugi in crisi alla trasformazione costruttiva del loro legame; superare i conflitti, trovando la strada di una nuova cooperazione; ripristinare la comunicazione interrotta o distorta, che sempre le situazioni di crisi relazionale palesano; aiutare le parti ad addentrarsi nel futuro, venendo a patti col passato affinché, di nuovo insieme o separati, riescano a resistere alla tentazione di spezzare il ciclo vitale del loro nucleo familiare... Questi sono gli obiettivi della mediazione familiare.

Tuttavia, se ci fermassimo un attimo a riflettere sulla natura di tali obiettivi, non potremmo non coglierne l'aspetto paradossale: la volontà di unire ciò che, lasciato al suo corso, tenderebbe a respingersi, come cercare di avvicinare due calamite con lo stesso polo.

È questa la fatica che mediatore e parti coinvolte devono compiere: combattere contro quelle forze, più culturali che naturali che, prese nel turbinio del disaccordo, tenderebbero allo scontro, anziché alla cooperazione; sconfiggere quella spinta distruttiva che, troppo spesso, trasforma un confine in qualcosa che divide, anziché nel suo opposto positivo che unisce, che tiene insieme, senza per questo annullare le differenze.

Per questo possiamo pensare al mediatore come a un doganiere (M.S.Galli, "L'amore alla fine dell'amore" 2012), un essere sul confine tra due mondi, un guida turistica, un tour operator che accompagna le parti a ri-conoscere e ri-comprendere ognuno il mondo dell'Altro.

Ogni relazione, infatti, si regge sul crinale di un confine: laddove finisce il mio mondo e inizia il mondo altrui, generando, a partire dal confine, due identità che si definiscono per differenze, somiglianze o contrapposizioni.

Ma ogni confine, oltre a separare, prevede -appunto- anche un territorio comune, un punto che unisce proprio perché divide e divide proprio perché unisce, creando -comunque- una continuità di senso.

Ed è in questo territorio comune che si aggira il mediatore, aiutando le parti a scoprire le molteplici opportunità dell'incontro che, se coltivate anziché lasciate alla desertificazione del conflitto improduttivo, se superate andando oltre ogni tentazione di respingersi, possono fiorire in questa terra di mezzo.

Il mediatore, allora, proprio come una guida turistica , aiuta ognuna delle parti in crisi a riscoprire il territorio dell'Altro: quei posti che un tempo entrambi avevano amato, quelle strade, quei monumenti che un giorno li avevano reciprocamente affascinati e che ora, sotto gli influssi del conflitto, appaiono come inutili rovine.

Intraprendere un percorso di mediazione famigliare significa, dunque, iniziare un nuovo viaggio, in un mondo tanto conosciuto da essere diventato forse sconosciuto, e giammai per convincere un amore finito a risorgere dalle sue ceneri, ma per darsi la possibilità di riscoprirlo in maniera diversa. Salvaguardare dunque quel sentimento che un tempo lo rese unico affinché, di nuovo insieme o separati, quel mondo non si disperda, perché, come scrive Vladimir Majakovskij: "La terra con cui ha diviso il freddo, mai più potrai fare a meno di amarla".

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